venerdì 25 novembre 2011

Livia Monami, fotografa

{straordinarie donne}

Invidio il coraggio, la sicurezza e l'impavidità, la professionalità, la sensibilità e il talento di donne come Livia Monami, mia coetanea che già da tempo gira il mondo, le remote estremità del mondo, per metterci a parte di vite e modi così diversi dai nostri. Livia vive per mesi tra gente di etnìe dimenticate che abitano una Terra apparentemente (per noi) ostile ed avara, a temperature limite (in Siberia, dove scende fino a -71 gradi). Ci riporta racconti e immagini che vanno aldilà della nostra immaginazione, con l'umiltà e la gioia di chi è pronto ad accogliere nuova ricchezza e ad imparare dall'"altro da sé". Come dice nel suo sito:
Il suo intento artistico è di confrontarsi, di apprendere, e di attingere da questi pochi individui un’armonia e una forza che rigenerano, un equilibrio che illumina, per poi diffondere, con la fotografia e la scrittura, tutto ciò che di positivo ancora esiste nel mondo.
La Balok, la casa dei Dolgan - gruppo etnico siberiano - che pattina sulla neve trainata dalle renne. E' grande solo 3-4 metri quadrati e all'interno di solito c'è un unico grande letto su cui dorme tutta la famiglia (un'intimità che noi occidentali abbiamo dimenticato... a ciascuno il suo letto!). Nonostante le temperature rigidissime i Dolgan amano molto stare all'aperto e la Balok è solo un rifugio per la notte.
Le renne, che per noi sono una simpatica icona natalizia, per molte popolazioni artiche sono fonte di sussistenza - cibo e calore - e mezzo di trasporto. Animali davvero tenaci e forti. Livia ha chiesto a molti abitanti artici se, potendo, avrebbero lasciato queste condizioni di vita così estreme per andare a vivere in un altro posto del mondo, magari quello che a loro piace di più. La risposta è sempre stata questa: 

“Noi, non lasceremmo mai le nostre renne”

Vivere nel nulla e di nulla. Da noi è inverno, c'è freddo? Qui la temperatura costante è di -53 gradi.
Ci sono popoli che di tutta la nostra tecnologia non sanno cosa farsene. E aggiungo io, se qualche cataclisma arrivasse a spazzare via buona parte dell'umanità (com'è accaduto in ere passate) loro sopravviverebbero, noi no.


Trovo questa foto bellissima. Non so dove Livia l'abbia scattata. Un unico albero, al centro di un lago, in mezzo ad un deserto. La metafora dell'essere umano, piccolo grande e solo nell'immensità dell'universo. In questa foto ascolto il silenzio. Che perfetta sinfonia.




Livia ha viaggiato in Siberia, in Melanesia, in Mongolia, nell'Artico Canadese e in Amazzonia ed ha pubblicato sulle più prestigiose riviste internazionali. Da anni tiene conferenze nelle scuole per educare i bambini a diventare "cittadini del mondo".




Questo è l'ultimo libro, pubblicato da Survival International, a cui Livia Monami ha dato il suo contributo fotografico.



2 commenti:

  1. Ciao!Sono capitata per caso in questo blog e mi è piaciuto subito l'articolo letto poi ho letto questo....Wow!Grazie per avermi fatto conoscere questa artista che con le sue foto riesce a descrivere situazioni più di mille parole!La nostra società ci distrugge!Ci danno l'illusione di vivere davvero liberamente e in democrazia ma in realtà ci tengono con le mani legate!Sai io mi auguro davvero che succeda qualcosa in questo dicembre 2012 come dicono i Maya. Loro dicono che inizierà un nuovo ciclo e io me lo auguro tanto perchè abbiamo bisogno di ritrovare pace attraverso un po' di semplicità e umiltà ormai perse da tempo!Un abbraccio!

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  2. Ciao Violette, sono contenta che ti sia piaciuto! Cerchiamo di coltivare la bellezza partendo da noi stessi... <3!

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